Wooden Tarot, Temperanza |
Da bambina volevo conoscere le storie di tutte le
cose, ero attratta dalle soglie, dai luoghi di confine dove polvere, oggetti e
suoni strani prendevano dimora. Potevano essere soffitte, le faggete delle mie
montagne, una vista sulla città al tramonto, un edificio cadente. Credo che sia
così che ho iniziato a percorrere il sentiero della poesia, delle fiabe, dei
tarocchi. Cercando il segreto oltre il visibile, provando a raggiungere l’anima
del mondo.
Ho iniziato a leggere le carte verso i vent’anni, poi
quando mi decisi a scrivere la mia tesi di storia delle religioni sull’opera
poetica di William Butler Yeats, i tarocchi si caricarono per me di una potenza
tutta particolare. Yeats li conosceva, li usava, li trasformava in poesie,
ricercava la visione e le fate d’Irlanda. La Torre, La Luna, L’Eremita che alza
da se stesso una lanterna, una luce tutta umana sotto gli astri, divennero emblemi
familiari e riconoscevo il mio poeta quando incontravo La Stella, il buon
auspicio, la notte illuminata che mi ricordava che ero protetta e piena di
sogni.
Nel frattempo varie persone mi chiedevano letture
divinatorie, ma questo mi creava sempre più problemi: non era il futuro, una
risposta certa, ciò che io potevo offrire o ciò che cercavo per me stessa e non
sapevo come spiegare che le carte mostrano possibilità e aspetti di noi, vanno
nel profondo e non in avanti nei giorni a venire. È la lezione della Temperanza
che dovevo apprendere: divenire il laboratorio alchemico delle mie conoscenze e
dei miei desideri, portare chiunque fosse interessato dove le acque si
confondono, il bene e il male luccicano l’uno nell’altro, il grande potere che
abbiamo per le mani è il gioco del coraggio che non regala soluzioni, ma offre
nuove prospettive.
il Tor di Glastonbury, un luogo speciale |
Quando partii per l’Inghilterra per un progetto di
ricerca universitaria, smisi di leggere i tarocchi. Presi i mazzi e li chiusi
nel cassetto, “riposti, ma non dimenticati”, come suggerisce una fiaba di Hans
Christian Andersen. Il tempo trascorreva. Completai il mio dottorato, iniziai a
lavorare come ricercatrice. Poi, durante un viaggio a Glastonbury, mesi prima di
trasferirmi con il mio compagno e i miei gatti sulle colline del Nord della
Toscana, accadde qualcosa – vidi nella vetrina della libreria Speaking Tree il mazzo Wildwood Tarot, dove abbondava un
immaginario arcane e sciamanico, individui metà umani e metà cervo, cacciatrici
di ombre dentro l’acqua, animali e compresi che stavo tornando a casa. Mi
sentii proprio come Il Matto del mazzo: un piede sollevato, pronto a camminare
sopra l’arcobaleno verso un bosco di mistero ed esperienza. Sapevo che non
avrei commesso gli stessi errori – volevo lavorare con i tarocchi usandoli come
il libro incantato che sono e condividendoli con gli altri. Ho sempre avuto sia
grande curiosità che un debole per l’imprevedibile, quindi … perché non
inventarmi un laboratorio di tarocchi e storie?
Il mio primo laboratorio fu una sorpresa. Mi ritrovai con un gruppo di donne di varia età e provenienza, alcune di loro erano state visitate dalla perdita in tempi recenti, altre cercavano un approccio non convenzionale alla spiritualità e alla scoperta del sé. Lavorammo sulle immagini del Druidcraft Tarot, un mazzo celtico e druidico, buono per le attività di gruppo, perché chiaro e di grande formato. Le carte ci parlavano del nostro passato, ma anche di scenari nuovi e di invenzione, sebbene spesso l’invenzione non sia che un'altra forma del ricordo. Pensai che era proprio ciò che speravo: mostrare le carte per far emergere una storia sepolta che non può essere semplicemente accettata o detta così com’è. Deve mutarsi attraverso i simboli e l’immaginazione per acquisire un senso, per poterci stare accanto.
Dall’autunno
del 2013 conduco laboratori su base regolare e molto spesso coloro che
frequentano sono donne: esploriamo mazzi diversi, li mescoliamo con gli
oracoli, ci trasformiamo nelle Quattro Regine, ricostruiamo fiabe famose come quelle
russe di Baba Jaga o Cappuccetto Rosso, creiamo le nostre stese personali,
usando tutto ciò che ci colpisce – memorie infantili, la forma dei luoghi. So
che funziona quando sento che non è più chiaro chi sia l'insegnante e chi la
studentessa: facciamo magia, rubando
quello che possiamo per sopravvivere come succede nel Sette di Spade,
affermando e godendoci il nostro potenziale come nel Nove di Pentacoli. Chiedo sempre a chi partecipa di permettere alle carte di cambiare nel
tempo. Voglio dire: le carte non interagiscono con noi attraverso significati e
strutture fisse. Anni fa probabilmente non sarei stata così attratta dal Sei di
Spade come lo sono oggi. Ma poi sono diventata la persona sulla barca, sono
diventata colei che doveva lasciare andare i cari morti, permettendo alla vita
di fare ritorno anche se su una riva distante e inattesa.
Wooden Tarot |
Ogni volta che prendo una carta guardo in uno
specchio. Ogni volta che un’altra persona accetta di mostrarmi se stessa
attraverso una carta, appare una chiave meravigliosa capace di aprire un
portale anche dentro di me. Il messaggio alla fine è semplice: non avere paura,
non sei sola finché possiamo dire la tua storia, la mia storia, insieme.